L’Occidente, per Heinrich August Winkler, è un’idea di libertà e democrazia. Un progetto transatlantico, a cui la Germania ha aderito soltanto dopo un’esitazione carica di conseguenze fatali. Tra i più noti storici tedesci, Winkler ha parlato con euronews dei rischi e delle opportunità che si presentano per le democrazie europee all’uscita della crisi finanziaria.
euronews: Comincerei con alcuni titoli di attualità:
“La gente si sente presa in giro”
“Il denaro domina sul mondo – che domina sul denaro”
“La crisi finanziaria mette alla prova la democrazia”
“Che cosa pensa il capitalismo della democrazia?”
C‘è stato molto da salvare in questi ultimi mesi – prima le banche, poi l’euro, infine la Grecia – e spesso con urgenza e senza un vero dibattito democratico. Quali effetti produce la crisi finanziaria sulle democrazie europee?
Heinrich August Winkler: La crisi finanziaria ci ha mostrato che era molto difficile creare un’unione monetaria senza unione politica. Questo è il percorso che è stato scelto nel 1990 durante il grande cambiamento storico della nuova epoca dopo l’anno 1989. La soluzione della “questione tedesca” diveniva possibile.
E poi il presidente francese Francois Mitterand diceva che bisognava prima realizzare l’unione monetaria, che tutti volevano. Secondo lui, l’unione politica poteva attendere. Il governo tedesco di Helmut Kohl ha dato la sua approvazione. E ora eccoci a cercare di recuperare il tempo perso. Se vogliamo mantenere la stabilità della moneta, la cooperazione intergovernativa, nel lungo termine, non sarà sufficiente. L’Europa ha bisogno di una nuova spinta verso l’integrazione, sotto controllo democratico.
Attualmente, la crisi monetaria ci procura una sorta di pubblico europeo – scopriamo la politica interna europea. Ci interessiamo alle condizioni di pensionamento negli altri paesi – a che età comincia la pensione? C‘è disciplina di bilancio? Che peso ha il debito pubblico? Se l’Europa è messa in discussione, se i parlamenti nazionali, e non solo il parlamento europeo, se ne occupano, questo può innescare una nuova ondata di democratizzazione.
euronews: Per ora è la politica che ha il controllo della situazione? O si sta lasciando guidare?
Heinrich August Winkler: Certo, c‘è una forte pressione su tutti i governi europei e sulla Commissione europea. E in molti casi, hanno davvero reagito con molto nervosismo all’apertura dei mercati in Estremo Oriente. Ma anche nell’Unione europea assistiamo a una presa di coscienza della necessità di un quadro internazionale vincolante per la supervisione dei mercati finanziari. Purtroppo, non c‘è un vero e proprio consenso europeo per il momento.
euronews: Quale tipo di Europa i mercati finanziari finiranno per imporre? Che cosa ne pensa?
Heinrich August Winkler: Da troppo tempo abbiamo l’abitudine di considerare questo stato intermediario di “confederazione” come l’ultima fase del processo di integrazione. E non pensiamo che magari si potrebbe imporre uno sviluppo verso una federazione – se l’idea riuscirà ad affermarsi, e questo lo vedremo – e magari saremo spinti a completare l’unione monetaria con un’unione politica, compresa un’unione economica, finanziaria e sociale.
Non penso che siamo in una fase post nazionale. Siamo – lo è la Germania ma anche gli altri membri dell’Unione – stati nazionali post classici. Esercitiamo congiuntamento i diritti di sovranità oppure li trasferiamo a istituzioni sovranazionali. E’ l’essenza di una unione politica.
euronews: L’Europa è quindi qualcosa di innovativo, non uno stato federale, non una vera federazione. Ma i mercati finanziari sono conservatori. E allora quanto tempo ci vorrà prima che prendano l’Europa sul serio?
Heinrich August Winkler: Quando l’Europa parlerà con una voce sola sulle questioni importanti. Allora, sarà presa sul serio sulla scena politica mondiale. Non prima. Non dipende dalla sua estensione, se l’Europa riveste o meno un ruolo importante nella politica mondiale. Dipende dalla sua volontà di creare le condizioni istituzionali e mentali per sviluppare un “sentimento europeo”, un’opinione pubblica europea. E dipende anche dalla volontà di passare, sui temi di politica estera, dagli accordi intergovernativi al principio delle decisioni a maggioranza.
Nei fatti, un’Europa a due o tre velocità esiste già da tempo, è una realtà. Verosimilmente, durerà ancora un pezzo. Ma un certo sviluppo in direzione federalista – e non ho detto una federazione – sembra probabile. Il mio desiderio personale è che un giorno esista qualcosa come una federazione. Ma questo non deve essere imposto dall’alto. Deve svilupparsi dal basso.
euronews: Lei è nato nel 1938 e ha assistito al declino spaventoso dell’Europa. Nel frattempo, ha scritto diversi libri che sono molto spessi, pesanti come mattoni, tanto che mi ricordano lo scrittore tedesco Walter Kempowski, che ha portato il peso della storia tedesca. Quando pensa che il suo “occidente interiore” sarà ristabilito?
Heinrich August Winkler: Per me, la caduta della cortina di ferro è stato un momento magico per l’unificazione europea. E l’anno 2004 – con il ciclo di espansione che ha portato otto stati dell’Europa centrale a diventare nuovi membri dell’Unione – è stata una specie di riunificazione dell’Occidente. Ed è una sfida enorme, oggi più che mai, riflettere sulle cose che abbiamo in comune in Europa.
E questo include anche le esperienze orribili che l’Europa ha prodotto con le proprie contraddizioni. Questo implica anche realizzare ciò che le potenze europee hanno fatto agli altri, all’epoca del colonialismo e dell’imperialismo.
euronews: Era indispensabile? Inevitabile? Obbligatorio?
Heinrich August Winkler: Francamente, temo che dobbiamo renderci conto che non è stato affatto un errore aleatorio, ma l’inconveniente di uno sviato senso di missione da parte dell’Europa o dell’Occidente. Si, l’esperienza europea può insegnare qualche cosa. Agli altri, ma innanzitutto a noi stessi.